Inaugurato laboratorio gastronomico al S. Anna con la guida dello chef Rino Duca: Obiettivo, reinserimento sociale dei detenuti

Il 4 novembre è stato inaugurato nel carcere di S. Anna un laboratorio gastronomico dedicato alla produzione artigianale di pasta fresca e prodotti da forno. L’iniziativa è promossa da Eortè, in collaborazione con il Comune di Modena, ed è sostenuta da diverse realtà locali, tra cui l’arcidiocesi di Modena-Nonantola, BPER, Fondazione Cattolica Assicurazioni e Fondazione di Modena. La convenzione tra Eortè e la casa circondariale era stata firmata il 21 febbraio scorso. Il progetto è stato ideato con la supervisione dello chef Rino Duca (Osteria "Il Grano di Pepe" di Ravarino), che ha formato i detenuti e seguito la produzione, con l’obiettivo di favorire la riabilitazione attraverso il lavoro.

Un’opportunità di crescita e riduzione della recidiva con materie prime locali
Secondo Pepe, direttrice di Eortè, il progetto risponde a molteplici obiettivi, come offrire ai detenuti un’occasione di crescita personale e creare una rete sociale per ridurre la recidiva. 
Utilizzando materie prime locali, come le verdure dell’orto interno al carcere, il laboratorio produce settimanalmente 120-130 kg di pasta fresca ripiena e circa 150 kg di prodotti secchi da forno (biscotti, grissini e altri). La direttrice di Eortè ha sottolineato che i prodotti sono realizzati a mano con ingredienti selezionati e rispettano la tradizione emiliana. Tra i primi clienti vi sono i GAS (gruppi di acquisto solidale) di Modena e provincia, oltre a grandi aziende come Tetra Pak e il banco al mercato contadino di Carpi. Nei prossimi mesi, Eortè intende estendere la vendita a ristoranti, gastronomie e macellerie locali.

Benefici per la comunità e per i detenuti
Eortè è convinta che la formazione possa rappresentare uno strumento di crescita e autostima, e sottolinea il ruolo fondamentale del lavoro come strumento di riabilitazione. Pepe aggiunge che i detenuti impegnati nel laboratorio gastronomico contribuiscono economicamente alle spese di detenzione: una parte del loro stipendio viene trattenuta dall’amministrazione penitenziaria. Questo sistema permette loro di acquisire un’autonomia economica e dimostra come progetti simili possano giovare all’intera comunità e favorire un percorso di inclusione sociale.

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